mercoledì 27 marzo 2013

Congedo

Termina ufficialmente il progetto “Pensare la Politica”, da me curato presso il Liceo 'Marco Minghetti' di Bologna a partire dall'autunno 2007.

Mi pare doveroso spendere qualche riga – a beneficio, soprattutto, dei temerari che ancora consultano il blog! – per ringraziare quanti hanno contribuito, a vario titolo, alla realizzazione dell'attività.

• Il personale amministrativo, tecnico e ausiliario del Liceo – a cominciare da Emanuela Trenti –, essenziale sul piano operativo;
• Il personale docente, il direttore amministrativo – Leonardo Iannicelli –, i dirigenti scolastici – Ivana Summa (2007-2009), Fabio Gambetti (2009-2012) – per avere autorizzato, promosso e sovvenzionato i vari cicli;
• I docenti – Maurizio Magli (2007-2008), Carlo Morselli (2008-2009), Renzo Ricchi (2009-2012) – coinvolti in veste di referenti / responsabili, sovente sobbarcandosi parte degli oneri burocratici;
• I due ospiti esterni - Mario Del Pero (Università di Bologna) e Marica Nobile (Confindustria) - cortesemente intervenuti nel 2010-2011;
• Infine, e più di tutti, gli studenti partecipanti, i quali, mossi da curiosità, interesse e talora aperto entusiasmo, hanno reso questa esperienza, per chi scrive, straordinariamente appassionante sotto il profilo intellettuale e umano.

Questi, in estrema sintesi, i numeri di “Pensare la Politica”:

- 6 corsi organizzati;
- 32 incontri svolti;
- 64 ore ‘seminariali’ effettuate;
- 101 frequentanti, più che raddoppiati nelle ultime due edizioni.

Sono cifre che ben sintetizzano il felice esito dell’iniziativa, nata in modo quasi artigianale e poi divenuta, poco a poco, un punto di riferimento nell’offerta formativa del Liceo. Ma ogni percorso, com’è giusto, ha un inizio, uno svolgimento e una fine, e questa è la fine di “Pensare la Politica”. Che ha avuto il merito, mi pare, di avvicinare tante ragazze e ragazzi al variegato mondo dei fenomeni politici, adottando un approccio – in cui tuttora credo fermamente – antitetico all’indottrinamento, distinto dalla militanza, basato su uno studio quanto più rigoroso e analitico dei dati disponibili, sulla riflessione e l’indagine critica, anziché sulla persuasione e sul facile appello all'emotività.

Non mi è dato sapere con esattezza se e in che misura questa lezione – anzitutto di metodo – sia stata assimilata dai tanti che, nel tempo, hanno scelto di iscriversi e prendere parte ai corsi proposti. Ma sono sicuro – ed è una certezza ancora più importante – che non è venuta meno, in molti di loro e nei tanti under 20 che oggi frequentano la scuola italiana, la volontà di comprendere la realtà circostante, i complessi e spesso sfuggenti processi collettivi di cui le nostre vite sono parte, le contraddizioni e le ambiguità, le miserie e gli splendori che costellano la vita pubblica.

Nel post con cui, in data 27 settembre 2007, inauguravo questo blog, rivolgendomi a potenziali ‘lettori’, scrivevo:

Pensare la politica, indipendentemente dalla nostra opinione su di essa, è comunque (quasi) un dovere: perché è affar nostro, perché ci riguarda, perché - come fece notare Julien Freund - la nostra stessa esistenza dipende, in qualche misura, da decisioni politiche […]. A monte, vi è l'idea che "politica" sia qualcosa che coinvolga tutti, accessibile a tutti, allettante per tutti. Ma che soltanto imparando ad esprimerci in modo più consapevole avremo posto le basi per praticarla ed apprezzarla davvero.

A cinque anni e mezzo esatti di distanza è una convinzione che conservo, immutata.

Il mio auspicio, quindi, è che sempre più l’istruzione superiore, prima e meglio dell'università, sappia soddisfare il desiderio di conoscenza proveniente da quanti aspirano a capire, analizzare, investigare – in una parola: pensare – l’antica arte del convivere, perché animati dall'ambizione di essere cittadini (nonché persone) migliori. E d’altra parte, come osservava un antico maestro:

Quod munus reipublicae adferre maius meliusve possumus, quam si docemus atque erudimus iuventutem?
(Cicerone, 'De Divinatione', II, 4)